La lotta al bullismo non è un semplice argomento di discussione, un tema confinato all’interno di circolari istituzionali. È un impegno educativo, sociale e culturale, che appartiene a ciascuno di noi.
È partendo d
a questa consapevolezza che, insieme al collega dott. Tiziano Gamba, psicologo dello sport e formatore, ho avuto l’onore di partecipare come relatrice al convegno “Un Calcio al Bullismo”, organizzato dall’Academy L’Aquila Calcio e ospitato il 14 novembre nella sala stampa dello Stadio Gran Sasso d’Italia.
Un incontro dedicato alla prevenzione, al dialogo e alla responsabilità condivisa, in cui abbiamo scelto di guardare al bullismo non solo come a un comportamento, ma come a un fenomeno complesso, radicato, spesso nascosto e alimentato dal silenzio.
Durante il convegno abbiamo analizzato non soltanto le conseguenze — psicologiche, emotive, relazionali e sociali — ma soprattutto ciò che alimenta il bullismo: la scarsa alfabetizzazione emotiva, la difficoltà nel riconoscere e gestire frustrazioni e paure, il bisogno di affermarsi attraverso la prevaricazione, l’assenza di spazi sicuri di ascolto, fino all’omertà più o meno involontaria di c
hi osserva senza intervenire.
Il bullismo oggi assume forme diverse — fisiche, verbali, psicologiche, digitali — ma produce sempre lo stesso, doloroso esito: far sentire qualcuno sbagliato, isolato, non visto.
L’obiettivo del nostro intervento è stato quello di ribadire che la prevenzione non è un optional, ma un processo educativo che parte dalla costruzione di relazioni sane, dalla competenza emotiva, dalla capacità di chiedere aiuto e dalla presenza di adulti di riferimento competenti e disponibili. Perché nessuno deve credere di dover affrontare il dolore in solitudine: la soluzione è collettiva, e coinvolge genitori, insegnanti, educatori, allenatori, istituzioni, compagni di classe e di squadra.
Il titolo dell’incontro non lo abbiamo scelto a caso: “Un Calcio al Bullismo” richiama simbolicamente il mondo dello sport non solo come contesto di riferimento, ma come potente strumento educativo. Lo sport insegna disciplina, rispetto, capacità di cooperare, tolleranza alla frustrazione, senso di appartenenza e resilienza. Ogni allenamento, ogni partita, ogni spogliatoio è un’opportunità per costruire identità, non per distruggerla; per includere, non per escludere.
La vera vittoria non consiste nel primeggiare a discapito dell’altro, ma nel crescere insieme, sviluppando consapevolezza, empatia e responsabilità. Perché quando una voce si unisce ad altre, il messaggio si trasforma in cultura, comportamento e cambiamento reale.

