In Rivoluzione, Jack London accusa la classe capitalista del fallimento di una gestione economica, politica e sociale, partendo dai fatti, superando ogni questione dialettica o teorica. Scritto nel 1905, il saggio è di estrema attualità, benché sia passato oltre un secolo: “l’umanità è in condizioni miserabili perché desidera il benessere che non è mai stato creato”. London afferma che l’uomo nella sua condizione di cavernicolo, non aveva nessun genere di conforto ma doveva procurarsi da mangiare e da dormire per sopravvivere, eppure “nessun cavernicolo è mai morto di fame”, di più, aveva del tempo per “tenere allenata l’immaginazione e creare dèi” e i loro figli vivevano “un’infanzia felice di svago e sviluppo”. Come mai nel primo novecento, milioni di persone vivevano in condizioni peggiori di quelle dei cavernicoli? Milioni di persone morivano di fame o erano senza un tetto e i bambini erano sfruttati nelle fabbriche: “l’ambiente ostile del cavernicolo è diventato ancora più ostile per i suoi discendenti?”. Secondo London la condizione di sfruttamento e la povertà era frutto del fallimento gestionale di quella classe capitalista che aveva rotto la vecchia aristocrazia feudale, fondato la società moderna e che poteva fare grandi cose, poiché “dominava la materia”, ma non lo ha fatto: tutti dovevano avere il cibo per sopravvivere, un tetto sotto il quale dormire, la possibilità di assicurare una vera infanzia e un sostegno intellettuale ai propri figli. Invece, la classe capitalista è stata cieca e ingorda: “la sua ingordigia non si è arrestata un attimo, fino a subire un fragoroso fallimento, tremendo solo quanto quella opportunità ignorata”.
E, secondo London, il rivoluzionario è “un lavoratore cordiale e ben nutrito che nel vedere il caos attender lui e i suoi figli, non indietreggia”: lo spirito di rivolta non anima disperati e miserabili. La propaganda è intellettuale, nutrita da una letteratura imponente e rigogliosa. Il movimento è organizzato, si esprime attraverso assemblee di massa dove gli uomini sono uniti sotto la stessa bandiera – rossa, simbolo di fraternità, non di sovversione – e internazionale, i compagni in lotta hanno gli stessi ideali in ogni parte del mondo e da ogni parte del mondo arrivano aiuti ai compagni che ne hanno bisogno per sostenere la lotta.
Jack London si è occupato di giornalismo rivoluzionario, ha fatto molte inchieste. E questo saggio non è un’opera secondaria, ma un concentrato di esperienze che si ritrovano in molti suoi racconti e che rivelano la sua vera natura di militante rivoluzionario. Erri De Luca è stato il primo a capire la potenza di questo testo, di cui ha voluto la traduzione e la pubblicazione, poiché, più di ogni altro, permette di capire la temperatura, lo stato febbrile rivoluzionario che pervase tutto il Novecento. Un testo che Erri De Luca definisce non teorico come il Manifesto del Partito Comunista, scritto da Marx ed Engels, meno teologico, più pratico, ma non per questo meno importante e visionario, poiché, a suo dire, racconta bene le condizioni di vita e lo spirito che ha pervaso un’intera epoca e che ha portato alla “prima rivoluzione di portata universale in un mondo la cui la storia è satura di rivoluzioni”.
Riproduzione riservata © Articolo pubblicato su Pink Magazine Italia Estate 2018